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  • CRISTOFORO COLOMBO

    ...AMMIRAGLIO MAGGIORE DEL MAR OCEANO,
    VICERÉ E GOVERNATORE DELLE TERRE CHE
    DOVESSE SCOPRIRE...

    by GIANCARLO V. NACHER MALVAIOLI

    CAPITOLO II

    FRAGMENTAZIONE POLITICA D'ITALIA-CONSOLIDAZIONE DELLE GRANDI MONARCHIE EUROPEE NEL SECOLO XV-IL RINASCIMENTO IN ITALIA-LE PRINCIPALI REPUBBLICHE MARINARE ITALIANE: VENEZIA E GENOVA-BANCHIERI E COMMERCIANTI GENOVESI IN SPAGNA-I CAPITALI ITALO-TEDESCHI RENDONO POSSIBILE LA CONQUISTA E LA COLONIZZAZIONE DELL'AMERICA SPAGNOLA E PORTOGHESE-LA DOMINAZIONE SPAGNOLA IN ITALIA-DECADENZA DELLA SPAGNA E DELL'ITALIA-GENERALI ITALIANI AL SERVIZIO DELLA SPAGNA-VIAGGIATORI, ESPLORATORI E SCOPRITORI ITALIANI

    Le frontiere tra i numerosi stati italiani cambiavano spesso, del resto come anche quelle degli altri stati europei, così come le amicizie e le inimicizie, d'accordo con le convenienze del momento.

    Con la pace di Lodi (1454) le frontiere italiane restarono immutate durante una cinquantina d'anni, che comprendono l'intera vita di Cristoforo Colombo (1451-1505).

    Nell'Italia del nord il Ducato di Savoia includeva il Contado di Nizza e quasi tutta l'attuale Svizzera francese; il Ducato di Milano, che includeva anche l'attuale Svizzera italiana; la Repubblica di Venezia, che dominava la Dalmazia; la Repubblica di Genova, che includeva la Corsica: e gli Stati Estensi con le città di Modena, Reggio e Ferrara, posteriormente incorporate allo Stato della Chiesa. L'Italia centrale era divisa tra lo Stato della Chiesa, la Repubblica fiorentina, la Repubblica senese, la Repubblica di Lucca e i piccoli ducati di Massa e di Piombino. Il Regno di Napoli, che s'estendeva in tutta l'Italia del sud, dipendeva del Regno d'Aragona così come le isole di Sicilia e Sardegna.

    Mentre si formavano e consolidavano le grandi monarchie europee l'Italia veniva invasa da truppe francesi, aragonesi, castigliane e poi austriache. Trasformata in campo di battaglia e bottino del vincitore di turno, vedeva sempre più lontana la sua unificazione. L'Inghilterra dominava l'Irlanda, ma non ancora la Scozia. La Francia stava consolidando il suo regno, ma Calais apparteneva ancora agli inglesi. L'Impero romano-germanico (Sacro Romano Impero) dominava tutta l'Europa centrale, ed era formato da una federazione anarchica di principati, stati feudali e città libere, che includeva anche i Paesi Bassi, una parte della Francia attuale e il Belgio.

    L'Arciducato d'Austria, retto dalla casa regnante degli Absburgo, aumentava il suo potere, mentre il Regno d'Ungheria stava sparendo a causa delle invasioni turche che s'estendevano sui Balcani. Finalmente la penisola iberica era divisa tra i regni di Castiglia e León, Aragona, Navarra, Granada (ultimo regno moro nella Spagna) e quello del Portogallo.

    In Italia, particolarmente a Firenze, era cominciato il Rinascimento e, grazie a Lorenzo de' Medici, anche un equilibrio politico tra i vari stati, che si ruppe con la sua morte, nel 1492, lo stesso anno della scoperta dell'America. L'anno seguente salì sul trono papale Ales-sandro VI (della famiglia spagnola Borja, cognome italianizzato in Borgia), facendo aumentare il dominio spagnolo in Italia.

    Fu l'epoca splendente dei grandi artisti, tra i quali fra' Angelico, Paolo Uccello, Domenico Ghirlandaio, Domenico Veneziano, fra' Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Benozzo Gozzoli, Andrea del Castagno, Donatello, Brunelleschi, il Pollaiuolo, Leonardo da Vinci, Bramante, Michelangelo, Raffaello, il Verrocchio, il Perugino, Giorgione, il Tiziano, mentre in letteratura emergevano il Poliziano e l'Ariosto, e in politica Machiavelli e Guicciardini.

    Epoca straboccante di avvenimenti, culla del pensiero e della problematica socio-politica dell'uomo occidentale che cominciava a liberarsi del Medio Evo per entrar nel mondo moderno. L'Europa cambiava di pelle, l'uomo rinascimentale acquistava piena fiducia nel- l'importanza e possibilità della sua mente e del suo spirito. La scoperta dell'America non ne è che una delle conseguenze e uno sbocco logico di questa nueva maniera di pensare e di agire.

    L'Occidente europeo sentiva l'impellente necessità di rompere le limitate barriere del mondo conosciuto, di soddisfare il suo potere di conquista e di conoscenza, e ricevere nuovi impulsi materiali dalle nueve terre.

    L'uomo che rinasceva era un essere quasi moderno, però ancora medioevale in vari aspetti. Ed è sotto questa luce che dobbiamo studiare e comprendere Colombo, ed anche gli avvenimenti que da lui dipesero. Colombo era uno di questi uomini tra l'antico e il moderno, con le sue idee e credenze, con le sue gesta positive e negative(1). Le quattro Repubbliche marinare italiane: Venezia, Genova, Pisa ed Amalfi avevano ricevuto dal mondo antico l'eredità della navigazione, del commercio, dell'avventura. Lottarono tra loro per il dominio del commercio attraverso il Mediterraneo e si eliminarono una dopo l'altra. Dal secolo XIII genovesi e veneziani avevano insegnato i nuovi metodi della navigazione agli ebrei di Maiorca, e a catalani, castigliani, inglesi, portoghesi, francesi e turchi.

    Poi i genovesi, che si erano distinti come soldati (famosi furono i suoi balestrieri) e marinai, si convertirono in commercianti e banchieri abilissimi, armatori e cartografi. Le prime carte geografiche furono italiane (2), sebbene si basassero sulle informazioni portoghesi con relazione alle coste africane. E furono i genovesi, numerosi in tutta l'Europa, che iniziarono la cartografia, perfino nella stessa Lisbona.

    Genova e Venezia dominavano il Mediterraneo orientale, giungendo fino al Mar Nero e avevano basi commerciali nelle coste e nelle isole del Medio Oriente, dell'Africa mediterranea e dell'Europa orientale.

    La caduta di Costantinopoli, nel 1453, fu un duro colpo per Genova che perdette le sue basi e i suoi commerci nel Mar Nero, anche Venezia non ne uscì indenne, comunque entrambe si adattarono alla nuova situazione: i veneziani continuarono a commerciare coi turchi anche se perdettero vari privilegi. Ci furono guerre, ma anche compromessi nel mutuo interesse. Invece i genovesi, altre ad armatori, si convertirono in investitori e banchieri, principalmente in Spagna che cominciava ad apparire come una potenza europea e che, espulsando ebrei e mori, aveva lasciato libero il campo finaziario che gli italiani occuparono rapidamente.

    Tradizionalmente Genova era alleata della Castiglia, e rivale dell'Aragona a causa della loro reciproca concorrenza nel Mediterraneo.

    I banchieri genovesi prestavano importanti somme di denaro ai Re della Castilla, e s'impadronirono a poco a poco degli affari più lucrativi della penisola, come il traffico della seta, il monopolio del commercio interno dell'acciaio, dei cereali e della lana. Le banche genovesi si stabilirono solidamente in tutta la Spagna, controllavano anche alcune dogane ed avevano tutto l'appoggio della monarchia, dato che i Re di Castiglia avevano sempre bisogno di denaro, prima per le lotte di riconquista del territorio nazionale contro i mori, poi per la conquista, lo sfruttamento e l'amministrazione delle colonie americane e in fine per le guerre che sosteneva in Europa per mantenere la supremazia degli Absburgo.

    La decadenza della Repubblica di Genova nel secolo XVI non fu economica, come spesso si scrive, ma politica a causa delle lotte intestine tra le diverse fazioni, un fatto che si ripete spesso in Italia, senza perturbare il suo sviluppo industriale e la sua prosperità economica.

    Realmente la decadenza italiana non fu causata dalla scoperta dell'America, per aver spostato il commercio dal Mediterraneo all'Atlantico, decadenza che poi avvenne un secolo e mezzo dopo, ma fu una conseguenza di quella spagnola. Né i turchi né i portoghesi pregiudicarono seriamente l'economia italiana, che possedeva un'organizzazione eficiente sia commerciale come finanziaria, un'eccellente qualità e diversificazione di prodotti che le assicurava la supremazia sui mercati europei. Quando il resto d'Europa cominciò a industralizzarsi, particolarmente la Germania del sud, gli italiani dovettero, come afferma Parry, migliorare la qualità dei suoi prodotti, ribassare i prezzi e dar maggior impulso al suo senso pratico e alla sua innata tendenza alla creazione estetica.

    La politica spagnola, fondamentalmente fiscale, e la sua lenta, ma graduale decadenza come potenza mondiale, trascinarono l'Italia al declino. In buona parte la formazione dell'Impero spagnolo fu dovuta alla fortuna, al caso, come la scoperta dell'America e la sua facile conquista e, soprattutto, la unione degli Absburgo che dominavano il centro d'Europa. La sua decadenza ubbidì a varie cause, oltre alla decisione di Carlo I di Spagna (che era Carlo V dell'Impero) di abdicare, si dovette alle immense spese che aveva sostenuto a causa delle numerose guerre e all'onerosa amministrazione coloniale. Le ricchezze che arrivavano dall'America e dagli altri domini europei sparivano rapidamente, mentre la campagna spagnola languiva nella miseria. Senza contare che olandesi ed inglesi aumentavano la supremazia navale e commerciale a danno della stessa Spagna.

    Quando la Spagna s'impossessò del Portogallo, e delle sue numerose colonie, impedì alle navi olandesi l'entrata al porto di Lisbona, emporio delle spezie, cosicché gli olandesi fondarono la Compagnia delle Grandi Indie, e posteriormente la Compagnia delle Indie Occidentali (l'India e l'America), con lo scopo d'evitare il blocco spagnolo. L'Inghilterra, sconfiggendo l'Armata Invincibile, conquistò il dominio dei mari, grazie a una strategia navale più moderna. Mentre la Spagna continuava a dipendere dai capitali italiani e tedeschi per conquistare l'America e poi per la colonizzazione e il commercio, includendo il trasporto dei prodotti e il finanziamento delle flotte ispano-portoghesi.

    Ci fu un'epoca nella quale la casa tedesca Ehinger ottenne il monopolio della tratta degli schiavi dall'Africa all'America, mentre il commercio delle spezie era, in massima parte, in mano ai genovesi. In cambio le truppe di Carlo V conquistavano l'Italia e il suo dominio durò più di 150 anni, dal 1559 al 1713. Solo la Repubblica di Venezia potette mantenere la sua autonomia. “Gli spagnoli in Sicilia rodono, a Napoli mangiano e a Milano divorano”, era un detto popolare dell'epoca.

    E come scrisse Machiavelli: “Il francese ruba per dissiparlo o mangiarselo, invitando anche colui al quale ha rubato. Carattere opposto a quello degli spagnoli, infatti ciò che questi ti rubano non lo rivedrai mai più” (3).

    Gli spagnoli a Napoli governavano un paese impoverito fino alla disperazione, che vedeva ribellioni continue del popolo, vittima della miseria e della fame.

    Altre ribellioni scoppiarono a Messina, Milano e Palermo contro gli arbitri e le tassazioni. Gli spagnoli furono espulsi da queste città, promisero clemenza e magnanimità ma, una volta riconquistato il potere, la loro vendetta fu sempre implacabile e vane le loro promesse.

    “Ogni promessa è debito”, si diceva in Italia, ma gli spagnoli inventarono un altro proverbio: “Promettere non impoverisce”.

    Messina ebbe molti cittadini condannati a morte, altri esiliati dopo esser stati confiscati i loro beni. La città, una volta prospera, cadde nella miseria. I messinesi s'erano ribellati contro le eccessive imposte sull'industria della lana, che era la loro principale ricchezza. Aveva 60 mila abitanti, ma dopo la repressione spagnola ne rimasero 11 mila.

    In tutta l'Italia la borghesia decadde e si ridusse sempre più, lo stesso successe alla piccola proprietà, al commercio, agricoltura e industrie, però aumentò il latifondo. La nobiltà accrebbe la sua insolenza e si considerò al di sopra delle leggi.

    Anche l'industria milanese decadde, come lasciò scritto Pietro Verri nel 1700: “La dominazione spagnola istaurò una politica d'ingnoranza, superstizione e timore. Aveva trovato una città di 300.000 abitanti e 70 fabbliche di lana, ma dopo i 70 anni di governo spagnolo, Milano non aveva più di 100.000 abitanti e restavano solo 5 industrie” (4).

    Alessandro Manzoni immortaló, nel suo famoso romanzo “I Promessi Sposi” la dominazione spagnola nel nord d'Italia.

    San Carlo Borromeo riuscì ad impedire l'istituzione dell'Inquisizione spagnola a Milano, malgrado l'ordine di Filippo II.

    Numerose guerre della Lega degli Absburgo e della Successione spagnola ebbero luogo in Italia, che divenne un bottino per i vincitori. Anche la Savoia fu occupata dagli spagnoli durante le guerre tra Carlo V e Francesco I, Re di Francia, mentre i territori veneziani furono ridotti a favore degli Absburgo austriaci e della Lombardia. Lo Stato della Chiesa si trovava in balia del disordine amministrativo, della miseria del popolo, della prepotenza dei nobili e delle rapine dei banditi (5).

    In ogni modo l'Italia aveva visto fiorire il Rinascimento, che già declinava, mentre la Spagna viveva ancora nel Medio Evo, e in vari aspetti continuò ad essere medioevale fino alla prima metà del secolo XX, passando questa eredità all'America Latina.

    La politica spagnola in Italia e nelle Fiandre si giustificaba, in massima parte, a causa della necessità impellente di denaro di cui i Re di Spagna ne avevano bisogno per mantenere i loro eserciti, quasi sempre in guerra, e varie volte furono costretti a dichiararsi in bancarotta.

    Oltre le tasse e le imposte l'Italia dette alla Spagna un buon numero di grandi generali e scopritori (6).

    NOTE

    1. Vari storiografi, pur riconoscendo questi principi basici, se ne dimenticano spesso, e molte volte giudicano Colombo come se fosse un uomo della loro epoca. In ogni modo bisogna riconoscere che non è certamente facile non far ricorso alla nostra mentalità attuale quando cerchiamo di capire l'epoca di Colombo per interpretarla nel suo giusto valore, d'accordo con le regole e la mentalità di quel tempo.
    2. (1) Le principali carte geografiche dell'epoca erano quelle di Andrea Bianco, del 1448, del genovese Bartolomeo Pareto, del 1455 e di Grazioso Benincasa, del 1468.
    3. Nicolò Machiaveli “Scritti Politici”, capitolo VI.
    4. (1) Come molti storiografi scrivono l'occupazione e lo sfruttamento spagnoli distrussero la prosperità economica delle regioni più ricche d'Europa: il nord d'Italia e le Fiandre.
    5. In ogni modo lo stesso succedeva in molte zone europee, sarebbe sufficiente leggere ciò che Tommaso Moro (1480-1535) scrisse nel suo libro “Utopia” sulla miseria del popolo, l'ingiustizia delle leggi e gli abusi del potere in Inghilterra.
    6. Emanuele Filiberto di Savoia (1520-1580) al comando dell'esercito spagnolo (fiamminghi, tedeschi, spagnoli, italiani, ungheresi e inglesi), sconfisse l'esercito francese, al comando del contestabile di Montmorency ed espugnò la fortezza di San Quintino, difesa dal generale Gasparre di Coligny, nel 1557. Battaglia che Filippo II volle commemorare ordinando la costruzione dell'Escuriale di Madrid. Emanuele Filiberto si era distinto anche nelle ultime campagne di Carlo V, conquistando Maestricht, il passo della Schelda, Anversa ed altre città.

      Alessandro Farnese fu governatore delle Fiandre, prese Bruges, Gante, Yprès e Brusselle, combatté a Lepanto e fu duca di Parma e Piacenza.

      Prospero Colonna, al comando dell'esercito spagnolo, sconfisse gli 'invincibili' svizzeri, nella battaglia della Bicocca, nel 1522, e conquistò Genova.

      Ambrogio Spìnola, genovese, prese Breda nel 1625 (la resa della città appare in uno dei più famosi quadri di Velázquez), morì nel 1530 amareggiato a causa della mancanza di riconoscimento da parte del Re.

      Gli italiani dell'epoca non solo furono grandi generali, banchieri e commercianti, ma anche marinai ed esploratori. Come scrisse Burckhardt, Colombo fu il più grande di tutta una lunga lista d'esploratori e scopritori italiani in Africa, Asia ed America.

      Veneziani e genovesi, inviati dai diversi Stati italiani, o per conto proprio, o al servizio delle grandi monarchie europee, esplorarono il Sahara con lo scopo di raggiungere l'oro del Sudan (come fece Antonio Malfante nel 1447) e le coste orientali dell'Africa.

      Fin dal secolo XIII Ugolino e Vadino Vivaldi, genovesi, salparono e raggiunsero le coste occidentali dell'Africa, per conto di Tedisio Doria, ma sparirono senza lasciar traccia.

      Religiosi, soprattutto francescani, partirono in missione verso l'Oriente. Il papa Innocenzo IV, nel 1245, inviò una missione diretta da fra' Giovanni del Pian del Càrpine, che giunse fino in Cina.

      Nel 1254 i veneziani Matteo e Niccolò Polo (e successivamente Marco, figlio di Matteo) giunsero in Cina e in India. Nel 1289 Giovanni da Pontecorvino arrivò a Pechino. Nel 1300 fra' Oderico da Pordenone visitò la Cina, la India e il Tibet.

      Nel 1418 i genovesi riscoprirono l'isola di Madeira (già conosciuta dai romani).

      Nel 1312 il genovese Lanzarotto Maroncello giunse alle isole Canarie e dette il suo nome a una di esse: Lanzarote. Le Canarie erano conosciute dagli antichi col nome di isole Fortunate, dato che si credeva che vi si trovassero i Campi Elisi, dimora eterna delle anime degli eroi, e che i romani chiamarono Canarie, cioè terre di cani selvaggi.

      Il genovese Antoniotto Usodimare e il veneziano Alvise Ca' da Mosto, nel 1454, arrivarono al Capo Verde e al fiume Gambia, in Africa.

      Dopo Colombo, Caboto e Vespucci altri scopritori ed esploratori italiani importanti furono Verrazzano, al servizio della Francia, il quale scoppì la baia di New York, e Malaspina, al servizio della Spagna, che circonnavigò le Americhe, arrivando fino all'Alaska.


    Se desiderate fare qualche commento o chiedere qualche chiarimento su Cristoforo Colombo per favore comunicatevi con l'autore, via e-mail. Grazie.
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